Prescrizione, Matteo Renzi sfida il governo e avverte: “Non voglio farlo cadere, ma se ci vogliono cacciare lo dicano”.
Matteo Renzi infiamma il dibattito sulla prescrizione e sfida il governo: “Se ci vogliono cacciare lo dicano“. Il riferimento è anche alle parole di Bonafede, che di fronte all’ennesimo scontro con Iv, che non ha sottoscritto l’accordo nel vertice, ha detto che i renziani se ne assumeranno le responsabilità in Aula. Dove il governo rischia in effetti di andare in minoranza se Italia Viva dovesse unirsi al Centrodestra sul voto per il ddl Costa.
Prescrizione, Italia Viva isolata: non sottoscrive l’accordo
Bonafede è riuscito a trovare un accordo con il Partito democratico e con Leu, un risultato per niente scontato alla luce delle discussioni delle ultime settimane. Ma non basta per archiviare la crisi. Italia Viva infatti ha posto il veto, non ha sottoscritto l’accordo e ha dato a tutti appuntamento in Aula.
Prescrizione, Renzi: “L’esecutivo non ha i numeri sull’accordo”
Intervenuto ai microfoni di Circo Massimo, in onda su Radio Capital, Matteo Renzi ha fatto il punto della situazione dopo l’ennesima fumata nera arrivata al termine dell’ennesimo vertice sulla prescrizione.
“L’accordo raggiunto è sicuramente un passo in avanti ma mantiene un principio che io non condivido che è giustizialista. Non capisco perché il Pd tradisca le leggi del nostro governo”.
“L’esecutivo non ha i numeri sull’accordo: io non lo voto”, ha ribadito il leader di Italia Viva rilanciando la sfida in Aula.
Matteo Renzi ha poi ribadito di non essere intenzionato a far cadere il governo ma ha mandato un monito alla maggioranza.
“Far cadere il governo? Assolutamente no, no, no, no. Ma se ci vogliono buttar fuori lo dicano. Se ci dicono ‘o cambiate idea o vi buttiamo fuori’, noi non cambiamo idea”.
L’accordo tra M5s, Pd e Leu
L’accordo è stato trovato grazie al passo indietro di Bonafede sulla proposta di Federico Conte (Leu) che prevede il blocco della decorrenza della prescrizione solo per gli imputati condannati sia in primo che in secondo grado. Di fatto la riforma Bonafede entrerebbe in vigore solo in caso di doppia sentenza di colpevolezza.